Chi fa il copywriter sa che ci sono delle frasi che si presentano con una certa frequenza e che gli fanno improvvisamente andare il sangue in testa.
Se lavori nel settore, probabilmente ti riconoscerai.
Se invece hai già vessato un copy con una o più di queste ti do un consiglio. Smettila subito e vai a chiedere scusa!
UNO. Ti pago in visibilità. Potrai mettere questo lavoro nel tuo portfolio.
Se tuoi vuoi pagarmi in visibilità, sai come ti pago io? In invisibilità.
Scompaio.
Il mio lavoro è, per l’appunto, un lavoro.
Mi prende del tempo ad ascoltarti, a studiare il tuo target, a decidere le parole giuste.
Ti svelo un altro segreto: le bollette a fine mese non possono essere pagate con la visibilità.
Men che meno con il mio portfolio. Al massimo col portafoglio che non vuoi contribuire a riempire.
La taccagneria non ti porterà lontano.
Oppure sì, posso aiutarti. Per zero euro posso darti questa:
“Siamo innovativi, leader del mercato e facciamo consulenze a 360 gradi”.
Eccoti un lavoro eccellente per te!
DUE. Dai, cosa ci vuole a trovare una frasetta?
Questa è la classica frase che viene pronunciata da chi non è assolutamente addentro al mestiere.
Ecco: per chi non conosce il lavoro di copywriter tutto si riduce alla ricerca di qualche parola d’accompagnamento.
Magari chiesta così, en passant, durante una cena.
“Sto mettendo su una startup e vorrei trovare una frasetta catchy per accalappiare clienti. Mi aiuti?”.
UNA FRASETTA.
No, te lo dico io: non c’è nessuna frasetta sputata al volo per farti felice!
Ché ogni singola frase nasce da un processo creativo complesso. Che parte da un brief. Da creatività. Dalla conoscenza del mercato. Da interminabili bracci di ferro col cliente.
Oppure sì ce l’ho: “Siamo innovativi, leader del mercato…”
Aspetta, l’ho già detta?
TRE. Questo copy non mi piace
Ok. Mi è chiaro che nonostante la fatica, nonostante ti abbia spiegato la genesi di quanto ho scritto, fornito cinque possibili varianti, tu cliente (o, peggio ancora, tu account!) mi dici che il copy non ti piace.
Bene, ora spiegami il perché.
“Non mi piace”, “Non mi suona bene”, “Non mi convince”.
NO. Non è una spiegazione sufficiente.
È troppo audace? Verboso? Mal si allinea ai valori del brand?
Dimmelo, dimmelo chiaramente sennò non so dove muovermi.
Peggio. Mi innervosisco e finisco per sfornarne un’altra che non va altrettanto bene…
Oppure magari tiro fuori la prima frasetta che mi viene in testa. Indovina quale?
QUATTRO. Lo voglio pronto per ieri.
Lo so. Questa frase non è affatto legata esclusivamente alla professione del copy, ma a un momento storico in cui si lavora sempre d’urgenza.
La fretta, cattiva consigliera per altro, diventa una triste consuetudine.
Mi rendo conto che la risposta “Il processo creativo non deve avere deadline” sia in sé un errore. Sia per la presenza della parola deadline, che i puristi copy vorrebbero immantinente cambiare con una italianissima ed efficace “scadenza”.
Ma anche perché anche il processo creativo deve essere imbrigliato da una fine dei lavori.
Così come è anche giusto che questa scadenza non sia talmente pressante da schiacciare il processo creativo, quello no.
“Aspetta che chiamo il Doc Brown e ti faccio sapere”.
Così rispondo io, un attimo prima di essere licenziato.
CINQUE. Ok, ma cosa fai per vivere?
Ecco, c’è chi non riconosce quello del copywriter come un vero mestiere.
Ma cosa fai davvero, oltre a scrivere quelle frasi? Che ci fai dietro i social? Dietro i dizionari?
Ti pagano pure?
Te lo dico e te lo rispiego un’altra volta.
Tu hai creato un oggetto perfetto.
L’aspirapolvere migliore che si arrampica anche sugli armadi, che si appiattisce e si allunga per togliere “lo sporco impossibile” e anche quello piuttosto improbabile.
Ecco, ora il tuo prodotto però non lo conosce nessuno e di aspirapolveri ce ne sono tanti. Troppi.
Io però, in mezzo a tante voci uguali, renderò unico il tuo messaggio promozionale che si fisserà per bene nella testa dei consumatori. Ti pare poco?
Bene, queste sono alcune delle cose che mi fanno davvero andare in palla.
E giusto ora che ho esaurito le cinque, mi viene in testa una roba come “ma tanto il testo non lo legge nessuno. Guardano solo le immagini“.
No, vi prego: questa non sto nemmeno a spiegarvela!
Che ne dici, ti ci ritrovi anche tu? Mi vuoi raccontare le frasi che ti fanno dare di matto? :)
Autore: Antonio Parlato
Pedigree da ingegnere, propone variazioni sul tema di web writing, copywriting, content marketing, dissertazioni tecnologiche e tecnoillogiche.