L’idea base è semplice: trovare il modo per fare growth hacking sui social media. Vale a dire attivare una serie di processi interni per innescare una crescita esponenziale basata su test, prove e nuove applicazioni capaci di portare risultati tangibili in una determinata attività di social media marketing. Sei d’accordo?
Il concetto di growth hacking è preso in prestito da una metodologia ampia e articolata, che in qualche modo si estende a settori più ampi rispetto alla gestione dei social media. Ma non c’è un vero e proprio limite perché stiamo parlando di un processo di rapida sperimentazione trasversale. Secondo Wikipedia:
Il Growth Hacking fa parte del Web Marketing e di fatto molti Growth Hackers hanno un profilo professionale che gli consente di muoversi facilmente tra SEO, SEM, Email Marketing, Social Network e test A/B.
Tutto questo, quindi, può applicarsi anche al lavoro che un’azienda svolge rispetto alla pubblicazione di contenuti su pagina Facebook o account Twitter. Senza dimenticare Instagram. In che modo tutto questo può essere facilitato e attivato? Iniziamo a dare una buona spiegazione del nostro piano d’azione.
Cos’è il growth hacking: una definizione
Con il termine growth hacking possiamo intendere un processo di sperimentazione veloce e snello rivolto alla crescita esponenziale di un’azienda. È una realtà rivolta principalmente alle startup, di base particolarmente adatte a questo tipo di mentalità, ma nulla vieta a qualsiasi impresa piccola, media o grande di sfruttare strategie di growth hacking per raggiungere obiettivi di marketing ben precisi.
Trovare una traduzione di growth hacking è un’impresa. Il primo termine si ritrova nell’idea di crescita ma il secondo deve interpretarsi attraverso la giusta definizione di hacker. Che, seguendo sempre le indicazioni di Wikipedia, può essere intesa come una persona che: “Si impegna nell’affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte”.
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Come fare growth hacking sui social media
Il concetto riportato di hacker fa capire qual è lo spirito che abbraccia l’universo dei growth hacker: sono persone che puntano verso l’obiettivo della crescita testando soluzioni, anche fuori dagli schemi. Ma monitorando e registrando ogni passaggio. Non stiamo parlando di improvvisazione.
Le tecniche per aggirare le difficoltà (ad esempio emergere in un settore competitivo con startup e budget ridotto) prevedono un continuo lavoro di test ed esperimenti per riuscire a trovare la soluzione. Ma in cosa consiste il growth hacking sui social media? Come si definisce questo lavoro? Su quali punti?
Coinvolgimento del pubblico
I social media sono strumenti per parlare con le persone e abbattere le distanze tra brand e potenziale cliente. Quindi, uno dei possibili settori di crescita esponenziale potrebbe essere l’engagement.
Vale a dire la capacità di un canale di coinvolgere chi si trova dall’altro lato del monitor, mettendo da parte l’idea di usare i social network come semplice strumento di pubblicazione dei propri contenuti.
I primi test di un growth hacker potrebbero essere proprio questi: capire quali sono i post che portano un miglior risultato in termini di coinvolgimento. Quindi si possono testare contenuti – rispetto a copy e visual – monitorando con gli analytics le soluzioni migliori per ottenere buoni riscontri.
Customer care e chat
Altro ambito interessante che può essere implementato grazie a una buona attività di growth hacking: come gestire le interazioni relative al customer care e le domande che le persone rivolgono ai brand? Ci sono software che consentono di automatizzare alcuni aspetti come, ad esempio, i chatbot.
Messenger è una delle piattaforme più utilizzate dagli utenti che cercano informazioni dirette, di prima mano, con il brand. Come crescere velocemente in questo settore? I chatbot consentono di creare dei funnel con risposte automatiche per portare le persone verso dei percorsi pensati a monte.
Come organizzare questi elementi? Programmare un chatbot oggi è abbastanza semplice, ci sono software di automatizzazione come Manychat e Chatfuel che semplificano queste operazioni. Ma solo un processo basato sulle prove, i test e le osservazioni è possibile settare dei messaggi efficaci.
Conversioni e vendite
Si può fare, sui social network è possibile ottenere frutti concreti. E magari si può anche vendere se hai un business orientato in questa direzione. Chiaramente i prodotto commerciali sono quelli che hanno bisogno di maggior attenzione da parte dell’advertising, ma per raggiungere l’obiettivo puoi alimentare il tuo pubblico. Devi creare una community e costruire un brand riconosciuto. Ovvero?
Non basta pagare l’advertising per ottenere buone conversioni: un approccio rivolto al growth hacking sui social media è necessario anche quando si lavora sulle sponsorizzazioni. Quell’ADV funziona?
Cambiamo copy o visual e vediamo cosa emerge. Assimiliamo i dati, leggiamo i numeri, interpretiamo e prendiamo delle decisioni per ottenere di più con meno risorse. Questo è possibile con i test.
La base di partenza per i growth hacker
Come suggerisce Raffaele Gaito, uno dei punti fondamentali per avviare questo processo è la capacità di attivare un approccio data driven alla crescita. Quindi muoversi considerando i numeri, non le impressioni e le idee. Bisogna capire cosa osservare e come modificare in base ai dati.
Ma è sempre importante comprendere che la sperimentazione non deve essere una tantum (quindi un unico appuntamento) ma si riversa in un processo ciclico che mette tutto in discussione. Costantemente. Così come avviene per il prodotto, anche il marketing viene coinvolto in questo processo. Di conseguenza?
Il lavoro sui social media. Basta pubblicare buoni contenuti per esserci? Per questo puoi contare su Spidwit che ti aiuta a trovare l’ispirazione giusta, ma se vuoi capire cosa funziona sui tuoi canali social forse è arrivato il momento di crescere veramente con un processo impostato sull’osservazione reale dei dati.
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Sei un growth hacker sui social network?
L’idea di poter crescere velocemente, con un budget ridotto e con metodi che vanno fuori dai canoni e dalle righe attira un po’ tutti. Ma è giusto stabilire che questa non è improvvisazione, non si lavora con il growth hacking sui social media senza una metodologia e il contributo di un professionista capace.
Autore: Riccardo Esposito
Sono un web writer e un blogger freelance. Mi occupo di formazione e scrittura online, lavoro ogni giorno per professionisti e aziende che vogliono sfruttare al massimo il blog.