Oggi un post un po’ polemico, ma ogni tanto ci sta pure no? :)
Ci sta nella misura in cui da bravi social media manager dobbiamo spesso affrontare commenti di utenti che ci fanno salire il sangue alla testa.
La prima reazione, lo so bene, è quella di voler rispondere male. Anzi malissimo.
Però il calcio ci insegna che il fallo di reazione non è ben visto dagli arbitri.
“Sì, ma sono stato provocato!” diremo al signore col fischietto.
E quando questi ci risponderà che la nostra espulsione è irrevocabile, a nulla varrà ricordargli di avere un sacco d’immondizia al posto del cuore.
Quindi, prima regola.
Leggi un commento che non ti piace?
Bene, ascolta il mio consiglio. Ferma quelle dita. Respira.
Come ci insegnano le migliore tecniche di rilassamento, attua la respirazione diaframmatica.
Inspira ed espira profondamente per 4-5 volte.
Quando sentirai la rabbia cominciare a mitigarsi, valuta se a commentare è stato uno di queste 5 “brutti ceffi virtuali” e agisci di conseguenza.
Il Troll
Il troll non è un amante *per sé* dei commenti violenti.
È un provocatore. Si diverte a suscitare emozioni contrastanti e lo fa spesso e volentieri quando sa di colpire su un terreno fertile. Quante volte veniva preso di mira a scuola quello che se la prendeva di più?
Spesso tagliente, il troll, altre volte tira fuori argomenti controversi per attirare i commenti dei veri “iracondi” (di cui parlerò a breve). Come li riconosci? Spesso utilizzano profili “fake”. Blindatissimi.
La loro foto di profilo è una primula. O il mare al tramonto. O una primula in primo piano dinanzi al mare al tramonto.
Come trattarli? Non abboccare mai. Anzi, dì loro che ami le primule al tramonto.
Il Complottista
Sapete la storia di Nibiru? Il famoso pianeta che avrebbe dovuto distruggere la terra?
Ebbene, avrebbe dovuto farlo a più riprese. Nel 2003, nel 2012 nel 2017. Poi l’ultima ecatombe mondiale è stata spostata al 23 aprile scorso.
Ma niente da fare. Siamo ancora vivi e di Nibiru neanche l’ombra.
Ecco: i complottisti hanno una ferrea perseveranza nel credere ai più grossi inganni possibili.
Più grandi sono gli interessi in gioco, più ferrea è la loro credenza. Non si lesina nulla. Dall’esistenza delle scie chimiche, dei Rettiliani fino al Nuovo Ordine Mondiale.
E non perdono occasione per tirare fuori le loro teorie per spiegare cosa accade nel quotidiano.
Inutile cercare di fargli cambiare idea. La miglior cura rimane sempre ignorarli!
In base al “Tone of Voice” della tua pagina potresti però decidere di utilizzare tecniche più potenti.
Distruggerli con commenti al vetriolo. Ma a meno che tu non sia Mentana o Burioni e che il tuo brand non abbia un tono di voce davvero irriverente, te lo sconsiglio. Potresti trovarti un esercito contro (simile a quello delle 12 scimmie, per altro).
(Credits: il divertente gruppo Facebook Enrico Mentana blasta laggente)
Lo spammer
Stai parlando di un tema di marketing fondamentale e improvvisamente tra i commenti spunta qualcuno che spamma un servizio?
Che vuole fornirti un coupon, che ti vuole tra gli adepti della sua pagina? Che vende Herbalife e Folletto? O che vuole propinarvi un servizio di pentole e una mountain bike con cambio shimano?
Capita e capiterà sempre.
Così come a un certo punto spunterà qualcuno che vi scriverà “Messo like. Ricambi?”.
Non c’è bisogno di ricambiare.
Cancellare questi commenti non ti renderà un fascista che non rispetta la libertà di parola, ma un fine ecologista delle pagine social.
L’hater
Caratteristica principale di questa tipologia di commentatore è essere arrabbiati (e ho usato un eufemismo) col mondo.
Il suo desiderio principale è far convogliare la rabbia nei suoi post e commenti online. Probabilmente non sfogata a sufficienza al di là dei monitor.
Come controbattere? Con la gentilezza.
Non scendere mai al loro livello. Per parafrasare un celebre aforisma, la gente potrebbe non capirne la differenza.
Piuttosto utilizza le armi migliori che puoi avere: un sorriso (virtuale), una risposta pacata e un abbraccio alla Gianni Morandi.
Non ho mai conosciuto nessuno controbattere alla più potente arma online, l’abbraccio del sempreverde cantante di Monghidoro.
Leggi anche: 5 Cose che Dovresti Imparare da Gianni Morandi se Lavori sui Social
Il Grammar Nazi
Una categoria che ha un numero sempre crescente di adepti.
Addetti a ghigliottinarvi se vi trova un accento acuto al posto di uno grave. Un articolo indeterminativo maschile con l’apostrofo.
Tra tutti i commentatori incalzanti sono forse gli unici per cui riusciamo a dare una giustificazione, una parziale funzione sociale. Tolto il fatto che essere corretti da qualcuno non è mai bello, in questo caso l’unica cosa che possiamo fare è correggere il testo ed eventualmente ringraziare.
Evitiamo piuttosto di inventarci scuse imbarazzanti, specie se a rispondere è un brand.
Non vale dire “Scusate, ero in macchina”.
Certo, se anche un’agenzia di stampa è pronta a cadere nel trappolone, possiamo di tanto in tanti perdonarci un errore (e perdonare chi corregge con eccessivo puntiglio!).
Li riconosci? Vuoi raccontarmi di qualche altro “brutto ceffo” che hai incontrato tra i tuoi commenti? :)
Autore: Antonio Parlato
Pedigree da ingegnere, propone variazioni sul tema di web writing, copywriting, content marketing, dissertazioni tecnologiche e tecnoillogiche.