Marketing Virale e Social: 5 esempi eccellenti

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Se tu o la tua impresa vi siete avvicinati al mondo dei social media, avrete certamente sentito parlare di “viral marketing” o “marketing virale”.

Con questa espressione solitamente si fa riferimento a una tecnica non convenzionale in cui alcuni utenti diventano cassa di risonanza di un messaggio “potente”. che si diffonde in maniera esponenziale a gruppi di persone sempre più ampi.

Spetta al marketer l’arduo compito di elaborare (e sviluppare) un’idea brillante che si riveli anche “contagiosa”, proprio come il termine “virus” suggerisce.

Lo ricordiamo: la viralità non si ottiene a priori, ma alcuni ingredienti possono decretare il successo di alcuni messaggi anziché di altri.

Certe volte è meglio concentrarsi su contenuti utili e di qualità senza pensare con insistenza alla viralità: notizie, immagini, citazioni che possono interessare la tua audience. Spidwit è uno strumento che ti può aiutare a trovare e pubblicare questi contenuti.

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Oggi vedremo insieme alcuni esempi di campagne che hanno colto nel segno.

1. Ice Bucket Challenge

Come dimenticare il periodo in cui la timeline di Facebook è stata invasa da persone vittime di secchiate d’acqua in testa?

Stiamo parlando dell’Ice Bucket Challenge – letteralmente “sfida del secchiello del ghiaccio”.

ice bucket challenge

Si tratta di una campagna virale lanciata dalla ALS Association (Associazione statunitense contro la SLA) con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sclerosi laterale amiotrofica e di stimolare le donazioni per la ricerca.

La sfida aveva questa forma: la persona nominata veniva filmata mentre si versava (o le veniva versato) un secchio d’acqua sulla testa. Dopo l’eroico gesto, il protagonista di turno avrebbe invitato, nominandole, altre persone a fare lo stesso. I designati avrebbero poi avuto 24 ore per rispondere alla nomination e fare una donazione alle Associazioni di malati di SLA e ai loro familiari per sostenere la ricerca.

Secondo dati diffusi dall’associazione nell’anno successivo al lancio della sfida sono stati raccolti 115 milioni di dollari.

Il fenomeno si è diffuso in modo virale sui social media nei mesi di luglio e agosto 2014, coinvolgendo anche personaggi famosi da tutto il mondo (da Zuckerberg a Bill Gates fino gli italiani Bocelli, Fiorello e Matteo Renzi).

2. #LikeAGirl: storia di un esperimento sociale diventato virale

Questo è l’hashtag utilizzato nello spot andato per la prima volta in onda nel 2014 per la Always, famoso brand appartenente al gruppo P&G, che si occupa di prodotti per l’igiene femminile.
Lo spot di 60 secondi è stata realizzato dalla Always grazie all’agenzia Leo Burnett e alla mano della regista e fotografa Lauren Greenfield.

like a girl

La sfida iniziale della campagna creativa è chiara: fare diventare il brand un punto di riferimento per il target femminile a cui si rivolge.
Per la campagna si è deciso di puntare al concetto di “woman empowerment“. Rendere più sicure e consapevoli le giovani donne, spiegando e superando il disagio femminile nella transizione da bambine a giovani adulte.

“Considerammo i differenti fattori che influenzano le ragazze durante il delicato periodo della pubertà.” dice Judy John, CEO e Chief Creative Officer di Leo Burnett Canada “Nel corso di queste indagini, qualcuno attaccò alla lavagna un pezzo di carta con scritto come una ragazza“. Si comprese da subito la portata rivoluzionaria che quella frase, divenuta poi hashtag, avrebbe potuto assumere.
Si trattava di cambiare la percezione dell’espressione “come una ragazza”, da negativa a positiva, rompendo l’annosa relazione tra il genere femminile e i concetti di debolezza e inferiorità.

Relazione che le bambine non riescono ancora a cogliere appieno: pertanto, chiedendo loro di correre, o di combattere “come una ragazza”, avrebbero messo tutte se stesse nel farlo, dando quindi un senso tutto nuovo alla frase.
Dopo essere apparso nella vetrina pubblicitaria più appetibile, durante la finale del Super Bowl, è bastato poco perché il fenomeno #likeagirl prendesse piede sui social network, a partire da Twitter, dove post di varie figure femminili come atlete e soldatesse sono stati ritwittati centinaia di volte.

Puoi trovare una case history dettagliata qui

3. Le acrobazie culinarie di Salt Bae

Johnny Depp, si sa, è uno degli attori più amati dalle donne di tutte le età.

C’è chi ha saputo sfruttare la cosa a proprio vantaggio: parliamo di Salt Bae, nome d’arte di un cuoco di orgine turca, Nusret Gokce, già conosciuto per la sua attività di ristorazione a Instabul e Dubai.

salt bae

La sua popolarità è cresciuta a dismisura dopo aver postato un video sul suo profilo Instagram, che conta a oggi più di 15 milioni di visualizzazioni.

Lo puoi trovare anche su YouTube con il titolo “Salt Bae original meme” (https://www.youtube.com/watch?v=J5GGG0PaSe4). Oltre alla somiglianza con l’attore statunitense, il modo pittoresco e “sensuale” con cui cucina la carne e aggiunge il sale alle pietanze ha contribuito al suo successo virale e alla produzione di un numero considerevole di meme in circolazione su Facebook.

4. Possa un asteroide colpirmi se… il quarto esempio non è il Buondì Motta

L’ultimo spot del Buondì Motta, in passaggio sui piccoli schermi italiani da fine agosto, non è di certo passato inosservato.
L’autore dell’ultima trovata di marketing dell’industria dolciaria è Alessandro Orlandi, direttore creativo della filiale italiana di Saatchi & Saatchi.

In un giardino da sogno una bambina elegante chiede alla madre, con eloquenza improbabile, “una colazione che possa soddisfare la sua voglia di leggerezza e gusto”. La risposta della madre è negativa: possa colpirla un asteroide se quella colazione esiste per davvero!

Il resto è già storia.

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La potenza virale della pubblicità gioca su due registri: il piano comunicativo, che prende in giro la creatività “politically correct” della concorrenza, con un linguaggio, quello della bambina, parodistico fino al surreale. Il secondo quello del finale a sorpresa dell’asteroide che, con una strage non annunciata, colpisce l’immaginario del target e genera condivisioni e discussioni appassionate sui social network.

Su Facebook abbiamo assistito alla proliferazione di meme tratti dalla sequenza principale dello spot con rivisitazioni in chiave storica, politica e cinefila.

5. E se non sono asteroidi… ci pensa Taffo

Per la precisione (vista anche la confusione che si fa sui social) bisogna subito dire che di Taffo ne esistono ben due, totalmente separate fra loro: una è abruzzese e l’altra laziale, guidate da due cugini e non legate tra di loro. La comunicazione della Taffo abruzzese è gestita interamente in house, mentre quella laziale si affida alla creatività dell’agenzia Kirweb.

 

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Entrambe presentano una ricetta a base di Real Time Marketing e Dark Humour, diventata il vero cavallo di battaglia di Taffo.

Il “politicamente scorretto” ha reso possibile scomodare la morte, uno degli argomenti più complicati da affrontare nell’ambito della comunicazione.

Eppure i brand Taffo su Facebook riescono sempre a strapparci qualche sorriso: dall’ultimo IPhone rivisitato a forma di tomba, alla falce messa nelle mani di Darth Vader; dalla satira sulle recenti sconfitte della nostra Nazionale per le qualificazioni ai mondiali, alle citazioni di serie tv come “The Walking Dead”.

Il trucco comunicativo è quello di cavalcare l’onda delle notizie che fanno tendenza, trovando il modo di renderle irresistibili e quindi virali.

A questo punto potremmo porci la domanda: il messaggio della mia azienda può diventare virale?

Non bisogna lasciarsi prendere da facili entusiasmi: i della viralità sui social media non è facile da “espugnare”.

Ci sono alcune caratteristiche che rendono alcuni messaggi più “forti” rispetto ad altri. Gli esempi che abbiamo mostrato oggi, ad esempio, fanno leva su messaggi emozionali: la simpatia, la risata ma anche il senso d’appartenenza e la solidarietà contribuiscono a rendere i contenuti irresistibili e degni di condivisione.

Quali sono le vostre campagne virali preferite? Scrivetelo nei commenti!

Autore: spidwitblog

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